PROVINCE: IL PARLAMENTO FINISCA IL LAVORO.
di Michele Bortoluzzi*
Le Province passano da enti intoccabili a parzialmente eliminabili. Non e’ quello che volevamo ne’ quello che e’ giusto fare, ma l’argine comincia a cedere. La manovra finanziaria, infatti, contiene il taglio delle province sotto i 220 mila abitanti, con alcune esclusioni. Il provvedimento non e’ coraggioso e a guardarlo da vicino nemmeno equo, ma rappresenta un gesto di cedimento della partitocrazia nei confronti del senso della realtà. Da anni cerchiamo di spiegare loro che non e’ possibile continuare a mantenere impunemente enti che non hanno alcuna ragione di esistere, se non quella di fungere da uffici di collocamento della partiticrazia, e da anni ci deridono inventandosi numeri, esempi di altri Paesi, tacciandoci di demagogia o ricerca di soluzioni “troppo facili”. A volte, essendo l’ente inutile di natura elettiva, siamo passati per alcuni anche da nemici della democrazia. Da oggi ciò non sarà più possibile, perchè nel testo proposto dal Governo si decide di tagliare, e qualcosa vuol dire se invece dei Comuni o delle Regioni si vada al voto per la soppressione delle Province. Il loro ruolo è in discussione dalla fine dell’800 quando Crispi ne stigmatizzo’ la funzione. Da allora fiumi di parole, promesse, rettifiche di promesse, ma nulla di fatto. Anzi. Il numero e’ andato via via crescendo, generando mostri a due teste come il Medio Campidano in Sardegna o addirittura a 3 teste come la B.A.T. in Puglia. Funzioni esclusive pari a zero, funzioni delegate implorate per auto giustificare l’esistenza, bilanci orientati al 60% a sostenere le spese del proprio funzionamento: queste sono le ragioni per le quali, crisi o non crisi, le Province andrebbero smantellate. Oggi si aggiunge la grave situazione economica, ma sarebbe sbagliato (come sbagliata e’ la filosofia della manovra) affrontare i problemi solo in funzione di questa. Ciò che serve ora e’ cogliere l’attimo fuggente della crisi e della consapevolezza dei cittadini e delle istituzioni per eliminare tutto il superfluo, per non avere pesi quando il treno dello sviluppo ripartirà. La manovra non fa questo:taglia pochi sprechi, poche Province inutili, ma dice tra le righe che le tesi di chi vuole di più sono corrette. Per questo il Parlamento può completare il lavoro. Si tratta di aggiungere uno zero alla cifra limite per il taglio e le Province, ovviamente a scadenza naturale, non ci saranno più. Per compensare la perdita credo sarebbe sufficiente, per i cittadini, mantenere la denominazione geografica o ritornare ad avere la targa della propria auto con le due lettere della Provincia di appartenenza. Ma una cosa e’ sentirsi parte di una comunità, è bello ed e’ gratis, l’altra e’ pagare ogni giorno qualcosa per tenere in vita una struttura burocratica che non ci serve e che appesantisce il nostro lavoro con ulteriore, inutile, autoreferenziale burocrazia.
* Portavoce Comitato Imprenditori per l’abolizione delle Province Non Serve Non Voto
La parte divertente è che hanno già smentito tutto: non salterà nemmeno una provincia…Alè